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PALAZZO BARONALE (sec. XVI)

Il Palazzo Baronale di Sipicciano costruito sui resti dell'antico castello del XII secolo di cui rimangono ancora due torri ottagonali e un tratto delle antiche mura di cinta, è stato ristrutturato da Ortensia Baglioni Farnese, figlia di Antonio Baglioni e di Beatrice Farnese nel 1545, portando a termine i lavori nel 1548. Con passaggi successivi regolati da diritti ereditari, il palazzo passa a Francesca figlia di Pirro I Baglioni che nel 1566 vende ad Alberto Baglioni la metà del castello di sua proprietà, che solo qualche anno dopo diverrà padrone assoluto.

acquistando l'altra metà da Alfonso Marescotti, figlio di Ortensia Baglioni Farnese. Incontrastato padrone di Sipicciano Alberto si adopera per il bene e la crescita della popolazione, lasciando alla sua morte avvenuta nel 1583, alcune opere di riconosciuto valore artistico, quali la Cappella Baglioni con scene della vita e dei miracoli di S. Francesco d'Assisi eseguite dal pittore romano Marzio Ganassini, e il fregio dell'Aula Magna della sua residenza sipiccianese. Per l'esecuzione del fregio il Signore di Sipicciano affida il lavoro al "Magister Horatius Bernardus de Viterbio pictor" che stava già lavorando a Bomarzo per la famiglia Orsini con la decorazione del loro palazzo (1575-1577) ed altri interventi nel castello Monaldeschi di Montecalvello.Nel contratto relativo stipulato a Roccalvecce nel 1577 il committente chiede al pittore di fare riferimento al modello di un altro fregio già esistente nella sala di Palazzo Cansacchi di Amelia, diversificandosi ovviamente per gli stemmi di famiglia.Il fregio consiste in una cornice celebrativa affrescata per tutto il perimetro superiore delle quattro pareti dell'Aula Magna, formata da un sistema divisorio basato sull'impiego di riquadri entro i quali vengono raffigurate le imprese, corredate da motti e massime caratterizzanti i personaggi raffigurati acquistando l'altra metà da Alfonso Marescot

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ti, figlio di Ortensia Baglioni Farnese. Incontrastato padrone di Sipicciano Alberto si adopera per il bene e la crescita della popolazione, lasciando alla sua morte avvenuta nel 1583, alcune opere di riconosciuto valore artistico, quali la Cappella Baglioni con scene della vita e dei miracoli di S. Francesco d'Assisi eseguite dal pittore romano Marzio Ganassini, e il fregio dell'Aula Magna della sua residenza sipiccianese. Per l'esecuzione del fregio il Signore di Sipicciano affida il lavoro al "Magister Horatius Bernardus de Viterbio pictor" che stava già lavorando a Bomarzo per la famiglia Orsini con la decorazione del loro palazzo (1575-1577) ed altri interventi  nel  castello  Monaldeschi  di  Montecalvello.  Nel contratto relativo stipulato a Roccalvecce nel 1577 il committente chiede al pittore di fare ri- 

ferimento al modello di un altro fregio già esistente nella sala di Palazzo Cansacchi di Amelia, diversificandosi ovviamente per gli stemmi di famiglia.Il fregio consiste in una cornice celebrativa affrescata per tutto il perimetro superiore delle quattro pareti dell'Aula Magna, formata da un sistema divisorio basato sull'impiego di riquadri entro i quali vengono raffigurate le imprese, corredate da motti e massime caratterizzanti i personaggi raffigurati nei singoli medaglioni al centro delle quattro pareti. Completano poi il fregio alcune viste prospettiche di paesaggi e castelli, arricchite da una vivace decorazione a grottesche con uccelli, animali, muse, visi di puttini e motivi floreali. Ai quattro angoli delle pareti campeggia la torre sorretta da due putti reggistemma, motivo araldico identificativo della famiglia Baglioni che, malgrado sia leggibile solamente nell'angolo nord-est, rafforza con la sua presenza la committenza della nobile Famiglie della Teverina. 
Al centro delle quattro pareti, all'interno di medaglioni ovoidali, sono rappresentate le effigi di quattro personaggi che si possono certamente attribuire a membri della famiglia Baglioni, contornati da figure mitologiche a grottesca. Verosimilmente rappresentano Alberto Baglioni, committente dell'affresco, i due figli Federico e Pirro II, che per volontà testamentaria del padre hanno portato a compimento la Cappella all'interno della chiesa di Santa Maria Assunta in cielo, e Pirro I Baglioni, figura emblematica e rappresentativa della famiglia.

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